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Advertising on the Telegram channel «Gli appunti del cittadino»
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Parte 2:
Anche oggi, molti credono ancora che il successo dipenda più dalle persone che conosci che dalle tue competenze. Certo, le connessioni contano, ma oggi professionalità e competenze sono fondamentali per emergere.
Il collettivismo: "Uniti si vince"
Ma non tutto era negativo. Una cosa che l’URSS ha insegnato è la forza. Le persone sapevano lavorare insieme e fare squadra per superare le difficoltà. Nell'URSS, non potevi fare tutto da solo, e c'era una forte cultura del gruppo. È qualcosa che anche in Italia, soprattutto nelle vecchie generazioni, si vedeva molto: la famiglia, la comunità, il vicinato che si aiutavano nei momenti di bisogno. In un mondo che oggi punta sempre di più sull’individualismo, la capacità di lavorare in gruppo è una qualità che molti hanno perso.
La mentalità dell’URSS è come un vecchio sistema operativo: è fuori supporto. Eppure, in molti casi ha insegnato a sopravvivere e ad adattarci anche nelle condizioni più difficili.
Magari qualcuno impara a convivere con questi “retaggi”, ma cancellarli del tutto? Impossibile.
Anche oggi, molti credono ancora che il successo dipenda più dalle persone che conosci che dalle tue competenze. Certo, le connessioni contano, ma oggi professionalità e competenze sono fondamentali per emergere.
Il collettivismo: "Uniti si vince"
Ma non tutto era negativo. Una cosa che l’URSS ha insegnato è la forza. Le persone sapevano lavorare insieme e fare squadra per superare le difficoltà. Nell'URSS, non potevi fare tutto da solo, e c'era una forte cultura del gruppo. È qualcosa che anche in Italia, soprattutto nelle vecchie generazioni, si vedeva molto: la famiglia, la comunità, il vicinato che si aiutavano nei momenti di bisogno. In un mondo che oggi punta sempre di più sull’individualismo, la capacità di lavorare in gruppo è una qualità che molti hanno perso.
La mentalità dell’URSS è come un vecchio sistema operativo: è fuori supporto. Eppure, in molti casi ha insegnato a sopravvivere e ad adattarci anche nelle condizioni più difficili.
Magari qualcuno impara a convivere con questi “retaggi”, ma cancellarli del tutto? Impossibile.
197
12:24
05.09.2024
Mentalità differente
La mentalità dell'URSS è un background molto particolare. Se, come me, uno ha trascorso parte dell’infanzia in quel contesto, sai bene che ha lasciato segni indelebili (anche se il regime è scomparso dopo il mio primo anno di vita la società e rimasta sempre la stessa).
“Lo Stato ci deve tutto" o "La sicurezza del lavoro a vita"
Una delle prime cose che si notano è la convinzione che lo Stato debba risolvere ogni nostro problema. Nell’URSS era così: lavoravi e ti assegnavano la casa, facevi la fila e prima o poi arrivava la macchina. C’era una sorta di aspettativa implicita che lavorando (anche in una fabbrica, per esempio) le cose sarebbero arrivate da sole. Oggi, questa mentalità persiste in alcuni, creando uno shock quando si entra nel mondo capitalistico, dove nessuno ti deve niente. È un po’ come l’illusione del posto fisso che abbiamo avuto in Italia: una volta assicurato, sembrava che tutto fosse garantito. Ma poi, col passare del tempo e la precarietà crescente, è arrivata la dura realtà: "Devo pensarci io al mio futuro?" Sì il successo è nelle tue mani. Non devi aspettare o chiedere permesso a qualcuno per studiare o inventare.
Non si butta via niente" o "Potrebbe sempre servire"
Chiunque cresciuto con genitori o nonni che hanno vissuto tempi difficili conosce bene questo: la paura del “non avere abbastanza”. È la stessa mentalità che porta molti a riempire le dispense di pasta, scatolame e prodotti in eccesso, per paura che un giorno qualcosa possa mancare. Nell'URSS, questa paura era la una realtà: la scarsità di beni era cronica. La gente faceva la fila anche solo per comprare qualcosa che, magari, neanche serviva nell’immediato oppure stava in fila senza sapere cosa vendevano. Questo modo di pensare persiste anche oggi: “Non si sa mai”, “Meglio tenerselo”, come se fossimo sempre pronti alla prossima emergenza. Suona familiare? Anche da noi, con la mentalità postbellica e il dopoguerra, si è sviluppato questo stesso tipo di approccio alla vita.
Il baratto e il "conto in sospeso"
Questa è una di quelle dinamiche particolari: spesso, nell’URSS, le persone si scambiavano favori e servizi senza parlare chiaramente di cosa si aspettassero in cambio. Ma sotto sotto, era implicito: se fai un favore a qualcuno, ora quel qualcuno ti deve qualcosa. È un po’ come mettere l’altro “in debito”, anche se nessuno lo dice apertamente. Perché? Nell’URSS, dove i soldi spesso non bastavano a risolvere i problemi, scambiare servizi era una strategia di sopravvivenza. Hai aiutato un vicino con la ristrutturazione? Bene, un domani ti aiuterà a trovare un pezzo di ricambio per la tua macchina. Era una sorta di patto non scritto. Anche qui in Italia, il baratto e le relazioni basate sul “do ut des” hanno profonde radici, specie nelle piccole comunità, dove un favore non è mai solo un favore, ma diventa una sorta di “obbligazione morale”.
Conformismo: "Meglio non dare nell’occhio"
Nell’URSS e negli anni 90 distinguersi dalla massa poteva attirare attenzioni indesiderate. Se facevi troppo rumore, se eri troppo brillante o fuori dal comune, rischiavi di essere guardato con sospetto. Questo portava la gente a comportarsi in modo molto discreto, cercando di non mettersi troppo in mostra. Questo tipo di comportamento si riscontra ancora oggi in alcuni che hanno vissuto quell’epoca. È un po’ come nella cultura italiana: a volte, quando qualcuno cerca di spiccare troppo, viene subito ridimensionato, come se l’ambizione e l’essere diversi non fossero sempre visti di buon occhio.
“Conoscenze" o "Le raccomandazioni"
Ah, qui tocchiamo un tasto sensibile. Nell'URSS, avere conoscenze era fondamentale per sopravvivere: vuoi una casa migliore? Una macchina? Dei beni rari? Trova i contatti giusti. Questo ha generato un sistema di "blat", una rete di favori e raccomandazioni, che in un certo senso è simile al sistema di "raccomandazioni" che abbiamo avuto (e in parte abbiamo ancora) in Italia. Non importa quanto tu sia bravo, senza le giuste conoscenze rischi di non andare molto lontano.
La mentalità dell'URSS è un background molto particolare. Se, come me, uno ha trascorso parte dell’infanzia in quel contesto, sai bene che ha lasciato segni indelebili (anche se il regime è scomparso dopo il mio primo anno di vita la società e rimasta sempre la stessa).
“Lo Stato ci deve tutto" o "La sicurezza del lavoro a vita"
Una delle prime cose che si notano è la convinzione che lo Stato debba risolvere ogni nostro problema. Nell’URSS era così: lavoravi e ti assegnavano la casa, facevi la fila e prima o poi arrivava la macchina. C’era una sorta di aspettativa implicita che lavorando (anche in una fabbrica, per esempio) le cose sarebbero arrivate da sole. Oggi, questa mentalità persiste in alcuni, creando uno shock quando si entra nel mondo capitalistico, dove nessuno ti deve niente. È un po’ come l’illusione del posto fisso che abbiamo avuto in Italia: una volta assicurato, sembrava che tutto fosse garantito. Ma poi, col passare del tempo e la precarietà crescente, è arrivata la dura realtà: "Devo pensarci io al mio futuro?" Sì il successo è nelle tue mani. Non devi aspettare o chiedere permesso a qualcuno per studiare o inventare.
Non si butta via niente" o "Potrebbe sempre servire"
Chiunque cresciuto con genitori o nonni che hanno vissuto tempi difficili conosce bene questo: la paura del “non avere abbastanza”. È la stessa mentalità che porta molti a riempire le dispense di pasta, scatolame e prodotti in eccesso, per paura che un giorno qualcosa possa mancare. Nell'URSS, questa paura era la una realtà: la scarsità di beni era cronica. La gente faceva la fila anche solo per comprare qualcosa che, magari, neanche serviva nell’immediato oppure stava in fila senza sapere cosa vendevano. Questo modo di pensare persiste anche oggi: “Non si sa mai”, “Meglio tenerselo”, come se fossimo sempre pronti alla prossima emergenza. Suona familiare? Anche da noi, con la mentalità postbellica e il dopoguerra, si è sviluppato questo stesso tipo di approccio alla vita.
Il baratto e il "conto in sospeso"
Questa è una di quelle dinamiche particolari: spesso, nell’URSS, le persone si scambiavano favori e servizi senza parlare chiaramente di cosa si aspettassero in cambio. Ma sotto sotto, era implicito: se fai un favore a qualcuno, ora quel qualcuno ti deve qualcosa. È un po’ come mettere l’altro “in debito”, anche se nessuno lo dice apertamente. Perché? Nell’URSS, dove i soldi spesso non bastavano a risolvere i problemi, scambiare servizi era una strategia di sopravvivenza. Hai aiutato un vicino con la ristrutturazione? Bene, un domani ti aiuterà a trovare un pezzo di ricambio per la tua macchina. Era una sorta di patto non scritto. Anche qui in Italia, il baratto e le relazioni basate sul “do ut des” hanno profonde radici, specie nelle piccole comunità, dove un favore non è mai solo un favore, ma diventa una sorta di “obbligazione morale”.
Conformismo: "Meglio non dare nell’occhio"
Nell’URSS e negli anni 90 distinguersi dalla massa poteva attirare attenzioni indesiderate. Se facevi troppo rumore, se eri troppo brillante o fuori dal comune, rischiavi di essere guardato con sospetto. Questo portava la gente a comportarsi in modo molto discreto, cercando di non mettersi troppo in mostra. Questo tipo di comportamento si riscontra ancora oggi in alcuni che hanno vissuto quell’epoca. È un po’ come nella cultura italiana: a volte, quando qualcuno cerca di spiccare troppo, viene subito ridimensionato, come se l’ambizione e l’essere diversi non fossero sempre visti di buon occhio.
“Conoscenze" o "Le raccomandazioni"
Ah, qui tocchiamo un tasto sensibile. Nell'URSS, avere conoscenze era fondamentale per sopravvivere: vuoi una casa migliore? Una macchina? Dei beni rari? Trova i contatti giusti. Questo ha generato un sistema di "blat", una rete di favori e raccomandazioni, che in un certo senso è simile al sistema di "raccomandazioni" che abbiamo avuto (e in parte abbiamo ancora) in Italia. Non importa quanto tu sia bravo, senza le giuste conoscenze rischi di non andare molto lontano.
161
12:24
05.09.2024
Posta elettronica
Incredibile come le persone nel 2024 non sappiano come inviare le mail.
Ecco qualeche regole che ti salveranno.
1. Taglia via quel “On 18 Jan 2018, at 18:14, Mario Rossi ha scritto” — Dai, davvero, è come se stessi preparando prove per un processo! Nessuno ha bisogno di vedere quella sfilza di date e orari. Se a qualcuno interessa sapere quando gli hai scritto, scorrerà le email, non è che ci vuole un genio.
2. Citazioni: solo l’essenziale. Non c’è bisogno di includere tutto l’email originale, basta mantenere la parte importante. E per favore, lascia perdere la firma originale di chi ti ha scritto. Non è che il tizio si è dimenticato come si chiama!
3. Spazio tra le citazioni. Fa respirare il testo! Una riga vuota tra la citazione e la tua risposta rende tutto più leggibile. L’aria è buona non solo per i polmoni, ma anche per le mail.
4. La regola d’oro: la risposta deve essere più lunga della citazione. Se rispondi con tre parole a un’email lunga, sembri solo pigro. E se non hai niente da dire, non rispondere affatto.
5. Niente archivi con immagini, per favore. Che è, una caccia al tesoro? Il destinatario non dovrebbe scaricare un file, estrarre le immagini e poi cercare di capire cosa farne. Inserisci le immagini direttamente nella mail, è il minimo.
6. Email più pesanti di 2 MB? È una mancanza di rispetto. Ricevere una presentazione da 20 MB è come ritrovarsi con un macigno in posta. Usa un link, un servizio cloud — Google Drive, Dropbox, qualsiasi cosa tranne allegare roba enorme direttamente nella mail.
7. Testo in Word? Siamo nel futuro! Inserire del testo in un file Word è come spedire una chiavetta usb con il testo in una lettera con francobollo. Scrivi direttamente nell’email, è più pratico. Se qualcuno vuole il testo in un file, lo copia e lo mette dove vuole lui.
8. La firma non deve essere più lunga di 3-4 righe e non deve includere loghi, immagini o quegli orribili “Salviamo il pianeta” alla fine. Meno è meglio, sempre.
9. Nome completo nel campo “Da”. Un’email da “Mario” non aiuta nessuno. Siamo circondati di Mario, nessuno capisce chi sei. Metti il tuo nome completo o un nickname decente, altrimenti diventi un rompicapo.
10. Aggiorna l’oggetto della mail. Se la conversazione cambia tema, aggiorna l’oggetto! Non puoi parlare di contratti in un thread chiamato “Re: Re: Re: Re: Festa del weekend”. È come andare in ufficio con le infradito.
Incredibile come le persone nel 2024 non sappiano come inviare le mail.
Ecco qualeche regole che ti salveranno.
1. Taglia via quel “On 18 Jan 2018, at 18:14, Mario Rossi ha scritto” — Dai, davvero, è come se stessi preparando prove per un processo! Nessuno ha bisogno di vedere quella sfilza di date e orari. Se a qualcuno interessa sapere quando gli hai scritto, scorrerà le email, non è che ci vuole un genio.
2. Citazioni: solo l’essenziale. Non c’è bisogno di includere tutto l’email originale, basta mantenere la parte importante. E per favore, lascia perdere la firma originale di chi ti ha scritto. Non è che il tizio si è dimenticato come si chiama!
3. Spazio tra le citazioni. Fa respirare il testo! Una riga vuota tra la citazione e la tua risposta rende tutto più leggibile. L’aria è buona non solo per i polmoni, ma anche per le mail.
4. La regola d’oro: la risposta deve essere più lunga della citazione. Se rispondi con tre parole a un’email lunga, sembri solo pigro. E se non hai niente da dire, non rispondere affatto.
5. Niente archivi con immagini, per favore. Che è, una caccia al tesoro? Il destinatario non dovrebbe scaricare un file, estrarre le immagini e poi cercare di capire cosa farne. Inserisci le immagini direttamente nella mail, è il minimo.
6. Email più pesanti di 2 MB? È una mancanza di rispetto. Ricevere una presentazione da 20 MB è come ritrovarsi con un macigno in posta. Usa un link, un servizio cloud — Google Drive, Dropbox, qualsiasi cosa tranne allegare roba enorme direttamente nella mail.
7. Testo in Word? Siamo nel futuro! Inserire del testo in un file Word è come spedire una chiavetta usb con il testo in una lettera con francobollo. Scrivi direttamente nell’email, è più pratico. Se qualcuno vuole il testo in un file, lo copia e lo mette dove vuole lui.
8. La firma non deve essere più lunga di 3-4 righe e non deve includere loghi, immagini o quegli orribili “Salviamo il pianeta” alla fine. Meno è meglio, sempre.
9. Nome completo nel campo “Da”. Un’email da “Mario” non aiuta nessuno. Siamo circondati di Mario, nessuno capisce chi sei. Metti il tuo nome completo o un nickname decente, altrimenti diventi un rompicapo.
10. Aggiorna l’oggetto della mail. Se la conversazione cambia tema, aggiorna l’oggetto! Non puoi parlare di contratti in un thread chiamato “Re: Re: Re: Re: Festa del weekend”. È come andare in ufficio con le infradito.
183
12:40
04.09.2024
Posta elettronica
Incredibile come le persone nel 2024 non sappiano come inviare le mail.
Ecco qualeche regole che ti salveranno.
1. Taglia via quel “On 18 Jan 2018, at 18:14, Mario Rossi ha scritto” — Dai, davvero, è come se stessi preparando prove per un processo! Nessuno ha bisogno di vedere quella sfilza di date e orari. Se a qualcuno interessa sapere quando gli hai scritto, scorrerà le email, non è che ci vuole un genio.
2. Citazioni: solo l’essenziale. Non c’è bisogno di includere tutto l’email originale, basta mantenere la parte importante. E per favore, lascia perdere la firma originale di chi ti ha scritto. Non è che il tizio si è dimenticato come si chiama!
3. Spazio tra le citazioni. Fa respirare il testo! Una riga vuota tra la citazione e la tua risposta rende tutto più leggibile. L’aria è buona non solo per i polmoni, ma anche per le mail.
4. La regola d’oro: la risposta deve essere più lunga della citazione. Se rispondi con tre parole a un’email lunga, sembri solo pigro. E se non hai niente da dire, non rispondere affatto.
5. Niente archivi con immagini, per favore. Che è, una caccia al tesoro? Il destinatario non dovrebbe scaricare un file, estrarre le immagini e poi cercare di capire cosa farne. Inserisci le immagini direttamente nella mail, è il minimo.
6. Email più pesanti di 2 MB? È una mancanza di rispetto. Ricevere una presentazione da 20 MB è come ritrovarsi con un macigno in posta. Usa un link, un servizio cloud — Google Drive, Dropbox, qualsiasi cosa tranne allegare roba enorme direttamente nella mail.
7. Testo in Word? Siamo nel futuro! Inserire del testo in un file Word è come spedire una chiavetta usb con il testo in una lettera con francobollo. Scrivi direttamente nell’email, è più pratico. Se qualcuno vuole il testo in un file, lo copia e lo mette dove vuole lui.
8. La firma non deve essere più lunga di 3-4 righe e non deve includere loghi, immagini o quegli orribili “Salviamo il pianeta” alla fine. Meno è meglio, sempre.
9. Nome completo nel campo “Da”. Un’email da “Mario” non aiuta nessuno. Siamo circondati di Mario, nessuno capisce chi sei. Metti il tuo nome completo o un nickname decente, altrimenti diventi un rompicapo.
10. Aggiorna l’oggetto della mail. Se la conversazione cambia tema, aggiorna l’oggetto! Non puoi parlare di contratti in un thread chiamato “Re: Re: Re: Re: Festa del weekend”. È come andare in ufficio con le infradito.
Incredibile come le persone nel 2024 non sappiano come inviare le mail.
Ecco qualeche regole che ti salveranno.
1. Taglia via quel “On 18 Jan 2018, at 18:14, Mario Rossi ha scritto” — Dai, davvero, è come se stessi preparando prove per un processo! Nessuno ha bisogno di vedere quella sfilza di date e orari. Se a qualcuno interessa sapere quando gli hai scritto, scorrerà le email, non è che ci vuole un genio.
2. Citazioni: solo l’essenziale. Non c’è bisogno di includere tutto l’email originale, basta mantenere la parte importante. E per favore, lascia perdere la firma originale di chi ti ha scritto. Non è che il tizio si è dimenticato come si chiama!
3. Spazio tra le citazioni. Fa respirare il testo! Una riga vuota tra la citazione e la tua risposta rende tutto più leggibile. L’aria è buona non solo per i polmoni, ma anche per le mail.
4. La regola d’oro: la risposta deve essere più lunga della citazione. Se rispondi con tre parole a un’email lunga, sembri solo pigro. E se non hai niente da dire, non rispondere affatto.
5. Niente archivi con immagini, per favore. Che è, una caccia al tesoro? Il destinatario non dovrebbe scaricare un file, estrarre le immagini e poi cercare di capire cosa farne. Inserisci le immagini direttamente nella mail, è il minimo.
6. Email più pesanti di 2 MB? È una mancanza di rispetto. Ricevere una presentazione da 20 MB è come ritrovarsi con un macigno in posta. Usa un link, un servizio cloud — Google Drive, Dropbox, qualsiasi cosa tranne allegare roba enorme direttamente nella mail.
7. Testo in Word? Siamo nel futuro! Inserire del testo in un file Word è come spedire una chiavetta usb con il testo in una lettera con francobollo. Scrivi direttamente nell’email, è più pratico. Se qualcuno vuole il testo in un file, lo copia e lo mette dove vuole lui.
8. La firma non deve essere più lunga di 3-4 righe e non deve includere loghi, immagini o quegli orribili “Salviamo il pianeta” alla fine. Meno è meglio, sempre.
9. Nome completo nel campo “Da”. Un’email da “Mario” non aiuta nessuno. Siamo circondati di Mario, nessuno capisce chi sei. Metti il tuo nome completo o un nickname decente, altrimenti diventi un rompicapo.
10. Aggiorna l’oggetto della mail. Se la conversazione cambia tema, aggiorna l’oggetto! Non puoi parlare di contratti in un thread chiamato “Re: Re: Re: Re: Festa del weekend”. È come andare in ufficio con le infradito.
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04.09.2024
Posta elettronica
Incredibile come le persone nel 2024 non sappiano come inviare le mail.
Ecco qualeche regole che ti salveranno.
1. Taglia via quel “On 18 Jan 2018, at 18:14, Mario Rossi ha scritto” — Dai, davvero, è come se stessi preparando prove per un processo! Nessuno ha bisogno di vedere quella sfilza di date e orari. Se a qualcuno interessa sapere quando gli hai scritto, scorrerà le email, non è che ci vuole un genio.
2. Citazioni: solo l’essenziale. Non c’è bisogno di includere tutto l’email originale, basta mantenere la parte importante. E per favore, lascia perdere la firma originale di chi ti ha scritto. Non è che il tizio si è dimenticato come si chiama!
3. Spazio tra le citazioni. Fa respirare il testo! Una riga vuota tra la citazione e la tua risposta rende tutto più leggibile. L’aria è buona non solo per i polmoni, ma anche per le mail.
4. La regola d’oro: la risposta deve essere più lunga della citazione. Se rispondi con tre parole a un’email lunga, sembri solo pigro. E se non hai niente da dire, non rispondere affatto.
5. Niente archivi con immagini, per favore. Che è, una caccia al tesoro? Il destinatario non dovrebbe scaricare un file, estrarre le immagini e poi cercare di capire cosa farne. Inserisci le immagini direttamente nella mail, è il minimo.
6. Email più pesanti di 2 MB? È una mancanza di rispetto. Ricevere una presentazione da 20 MB è come ritrovarsi con un macigno in posta. Usa un link, un servizio cloud — Google Drive, Dropbox, qualsiasi cosa tranne allegare roba enorme direttamente nella mail.
7. Testo in Word? Siamo nel futuro! Inserire del testo in un file Word è come spedire una chiavetta usb con il testo in una lettera con francobollo. Scrivi direttamente nell’email, è più pratico. Se qualcuno vuole il testo in un file, lo copia e lo mette dove vuole lui.
8. La firma non deve essere più lunga di 3-4 righe e non deve includere loghi, immagini o quegli orribili “Salviamo il pianeta” alla fine. Meno è meglio, sempre.
9. Nome completo nel campo “Da”. Un’email da “Mario” non aiuta nessuno. Siamo circondati di Mario, nessuno capisce chi sei. Metti il tuo nome completo o un nickname decente, altrimenti diventi un rompicapo.
10. Aggiorna l’oggetto della mail. Se la conversazione cambia tema, aggiorna l’oggetto! Non puoi parlare di contratti in un thread chiamato “Re: Re: Re: Re: Festa del weekend”. È come andare in ufficio con le infradito.
Incredibile come le persone nel 2024 non sappiano come inviare le mail.
Ecco qualeche regole che ti salveranno.
1. Taglia via quel “On 18 Jan 2018, at 18:14, Mario Rossi ha scritto” — Dai, davvero, è come se stessi preparando prove per un processo! Nessuno ha bisogno di vedere quella sfilza di date e orari. Se a qualcuno interessa sapere quando gli hai scritto, scorrerà le email, non è che ci vuole un genio.
2. Citazioni: solo l’essenziale. Non c’è bisogno di includere tutto l’email originale, basta mantenere la parte importante. E per favore, lascia perdere la firma originale di chi ti ha scritto. Non è che il tizio si è dimenticato come si chiama!
3. Spazio tra le citazioni. Fa respirare il testo! Una riga vuota tra la citazione e la tua risposta rende tutto più leggibile. L’aria è buona non solo per i polmoni, ma anche per le mail.
4. La regola d’oro: la risposta deve essere più lunga della citazione. Se rispondi con tre parole a un’email lunga, sembri solo pigro. E se non hai niente da dire, non rispondere affatto.
5. Niente archivi con immagini, per favore. Che è, una caccia al tesoro? Il destinatario non dovrebbe scaricare un file, estrarre le immagini e poi cercare di capire cosa farne. Inserisci le immagini direttamente nella mail, è il minimo.
6. Email più pesanti di 2 MB? È una mancanza di rispetto. Ricevere una presentazione da 20 MB è come ritrovarsi con un macigno in posta. Usa un link, un servizio cloud — Google Drive, Dropbox, qualsiasi cosa tranne allegare roba enorme direttamente nella mail.
7. Testo in Word? Siamo nel futuro! Inserire del testo in un file Word è come spedire una chiavetta usb con il testo in una lettera con francobollo. Scrivi direttamente nell’email, è più pratico. Se qualcuno vuole il testo in un file, lo copia e lo mette dove vuole lui.
8. La firma non deve essere più lunga di 3-4 righe e non deve includere loghi, immagini o quegli orribili “Salviamo il pianeta” alla fine. Meno è meglio, sempre.
9. Nome completo nel campo “Da”. Un’email da “Mario” non aiuta nessuno. Siamo circondati di Mario, nessuno capisce chi sei. Metti il tuo nome completo o un nickname decente, altrimenti diventi un rompicapo.
10. Aggiorna l’oggetto della mail. Se la conversazione cambia tema, aggiorna l’oggetto! Non puoi parlare di contratti in un thread chiamato “Re: Re: Re: Re: Festa del weekend”. È come andare in ufficio con le infradito.
183
12:40
04.09.2024
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Obiettivo preciso
Questo è quello che succede se uno non si impegna in una direzione. Un disastro totale. Ma non è un fallimento, è una dimostrazione pratica di una verità universale: se spari in tutte le direzioni, non colpirai mai il bersaglio.
Nel video c’è tutto: l’entusiasmo del lancio, il caos delle palline che volano dappertutto, e alla fine, l’amara realtà. Non importa quante risorse butti in gioco se non hai un piano preciso. Puoi lanciare mille idee, progetti o iniziative, ma se non ti focalizzi su uno di questi, il risultato sarà lo stesso: niente centri, solo palline perse. Ci vuole una pallina e un golfista con una meta.
Quindi, il video non è solo un divertente esperimento, è una metafora potente. Concentrati su una cosa alla volta. Non serve lanciare 2000 palline sperando che una finisca in buca. Meglio lanciare una sola pallina, ma farlo con tutta la tua attenzione e precisione. Il successo sta nella focalizzazione, non nella quantità.
Questo è quello che succede se uno non si impegna in una direzione. Un disastro totale. Ma non è un fallimento, è una dimostrazione pratica di una verità universale: se spari in tutte le direzioni, non colpirai mai il bersaglio.
Nel video c’è tutto: l’entusiasmo del lancio, il caos delle palline che volano dappertutto, e alla fine, l’amara realtà. Non importa quante risorse butti in gioco se non hai un piano preciso. Puoi lanciare mille idee, progetti o iniziative, ma se non ti focalizzi su uno di questi, il risultato sarà lo stesso: niente centri, solo palline perse. Ci vuole una pallina e un golfista con una meta.
Quindi, il video non è solo un divertente esperimento, è una metafora potente. Concentrati su una cosa alla volta. Non serve lanciare 2000 palline sperando che una finisca in buca. Meglio lanciare una sola pallina, ma farlo con tutta la tua attenzione e precisione. Il successo sta nella focalizzazione, non nella quantità.
275
06:50
31.08.2024
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Obiettivo preciso
Questo è quello che succede se uno non si impegna in una direzione. Un disastro totale. Ma non è un fallimento, è una dimostrazione pratica di una verità universale: se spari in tutte le direzioni, non colpirai mai il bersaglio.
Nel video c’è tutto: l’entusiasmo del lancio, il caos delle palline che volano dappertutto, e alla fine, l’amara realtà. Non importa quante risorse butti in gioco se non hai un piano preciso. Puoi lanciare mille idee, progetti o iniziative, ma se non ti focalizzi su uno di questi, il risultato sarà lo stesso: niente centri, solo palline perse. Ci vuole una pallina e un golfista con una meta.
Quindi, il video non è solo un divertente esperimento, è una metafora potente. Concentrati su una cosa alla volta. Non serve lanciare 2000 palline sperando che una finisca in buca. Meglio lanciare una sola pallina, ma farlo con tutta la tua attenzione e precisione. Il successo sta nella focalizzazione, non nella quantità.
Questo è quello che succede se uno non si impegna in una direzione. Un disastro totale. Ma non è un fallimento, è una dimostrazione pratica di una verità universale: se spari in tutte le direzioni, non colpirai mai il bersaglio.
Nel video c’è tutto: l’entusiasmo del lancio, il caos delle palline che volano dappertutto, e alla fine, l’amara realtà. Non importa quante risorse butti in gioco se non hai un piano preciso. Puoi lanciare mille idee, progetti o iniziative, ma se non ti focalizzi su uno di questi, il risultato sarà lo stesso: niente centri, solo palline perse. Ci vuole una pallina e un golfista con una meta.
Quindi, il video non è solo un divertente esperimento, è una metafora potente. Concentrati su una cosa alla volta. Non serve lanciare 2000 palline sperando che una finisca in buca. Meglio lanciare una sola pallina, ma farlo con tutta la tua attenzione e precisione. Il successo sta nella focalizzazione, non nella quantità.
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06:50
31.08.2024
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Obiettivo preciso
Questo è quello che succede se uno non si impegna in una direzione. Un disastro totale. Ma non è un fallimento, è una dimostrazione pratica di una verità universale: se spari in tutte le direzioni, non colpirai mai il bersaglio.
Nel video c’è tutto: l’entusiasmo del lancio, il caos delle palline che volano dappertutto, e alla fine, l’amara realtà. Non importa quante risorse butti in gioco se non hai un piano preciso. Puoi lanciare mille idee, progetti o iniziative, ma se non ti focalizzi su uno di questi, il risultato sarà lo stesso: niente centri, solo palline perse. Ci vuole una pallina e un golfista con una meta.
Quindi, il video non è solo un divertente esperimento, è una metafora potente. Concentrati su una cosa alla volta. Non serve lanciare 2000 palline sperando che una finisca in buca. Meglio lanciare una sola pallina, ma farlo con tutta la tua attenzione e precisione. Il successo sta nella focalizzazione, non nella quantità.
Questo è quello che succede se uno non si impegna in una direzione. Un disastro totale. Ma non è un fallimento, è una dimostrazione pratica di una verità universale: se spari in tutte le direzioni, non colpirai mai il bersaglio.
Nel video c’è tutto: l’entusiasmo del lancio, il caos delle palline che volano dappertutto, e alla fine, l’amara realtà. Non importa quante risorse butti in gioco se non hai un piano preciso. Puoi lanciare mille idee, progetti o iniziative, ma se non ti focalizzi su uno di questi, il risultato sarà lo stesso: niente centri, solo palline perse. Ci vuole una pallina e un golfista con una meta.
Quindi, il video non è solo un divertente esperimento, è una metafora potente. Concentrati su una cosa alla volta. Non serve lanciare 2000 palline sperando che una finisca in buca. Meglio lanciare una sola pallina, ma farlo con tutta la tua attenzione e precisione. Il successo sta nella focalizzazione, non nella quantità.
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